Growth Hacking: definizione e origine

Copertina Growth Hacking

Ad oggi, esistono diverse definizioni di growth hacking.

Tra queste, quella che ritengo più completa è quella data da Ehsan Jahandarpour:

“Il growth hacking è un processo di sperimentazione rapida, su canali di marketing e di prodotto, al fine di trovare il modo più efficiente di far crescere un business”

Partendo da questa definizione, è possibile distinguere diversi elementi cardine del growth hacking:

  • Processo: un insieme di operazioni ed esperimenti da ripetersi costantemente, in modo iterativo;
  • Sperimentazione: la base di questo processo è rappresentata degli esperimenti, molto simili a quelli in ambito scientifico;
  • Efficiente: trovare il modo migliore per raggiungere l’obiettivo, considerando le risorse (scarse) che si hanno a disposizione;
  • Crescere: la crescita è l’obiettivo primario su cui si fonda il growth hacking, oltre ad essere fondamentale per qualsiasi azienda.

Dove nasce il growth hacking?

Il growth hacking si sviluppa nella Silicon valley, l’ecosistema per eccellenza in cui le startup nascono, fioriscono e si affermano. In questo contesto, due risultano essere le caratteristiche necessarie: la crescita e la velocità.

Per una start up infatti, il modello di business deve essere scalabile, ovvero essere capace di aumentare le proprie dimensioni e quindi crescere.

Riuscire a raggiungere la crescita desiderata rappresenta uno dei più importanti obiettivi se si vuole raggiungere il successo.

Però, tra le ostacoli principali che si incontrano per nella sua realizzazione, troviamo il problema dell’acquisizione degli utenti.

Acquisire utenti è un obiettivo ostico da raggiungere, specialmente nelle fasi di vita iniziali di una start up, ma rappresenta le fondamenta della sua crescita.

Occorre trovare il giusto canale di acquisizione e il growth hacking rappresenta la soluzione ideale a questo problema.

L’approccio che viene utilizzato per raggiungere questo obiettivo è differente da quello tipico nel marketing tradizionale.

Prende spunto da discipline differenti, tra cui principalmente il marketing digitale, lo sviluppo del prodotto e l’analisi dei dati.

Growth Hacking e Marketing Tradizionale

Diversamente dal marketing, che tende a muoversi nell’universo del “già noto” (con riferimento a utenti, mercato, prodotti, offerte), il growth hacking si muove nella parte precedente più rischiosa, ovvero quella di ricerca e del “non noto”.

Il prodotto e il modo in cui i potenziali clienti lo percepiscono, rappresenta il fulcro del processo di crescita.

Partendo da delle ipotesi, tipiche del metodo Lean Start Up e del Customer Development, viene modificato e migliorato continuamente, fino a quando non è in grado di soddisfare le esigenze degli utenti e diffuso poi in modo virale, sfruttando capacità intrinseche inserite nel prodotto stesso.

Il growth hacking è quindi un approccio potenzialmente applicabile a qualsiasi tipo di prodotto o servizio.

Nelle aziende, il marketing non dovrebbe essere qualcosa di separato dal prodotto o servizio già realizzato e pronto alla vendita, ma sviluppato contemporaneamente, per aumentarne le possibilità di crescita e diffusione.


Questo articolo non ha lo scopo di dare una definizione completa e, soprattutto, esaustiva di cosa sia il growth hacking.

Vuole essere invece un’ introduzione, un assaggio di questa affascinante disciplina.

Sperimentando in prima persona, ho trovato diversi articoli in rete non proprio corretti, utilizzati come riempitivi per il proprio piano editoriale e al limite del forviante.

Avendo approcciato l’argomento da diversi mesi, leggendo, seguendo corsi con due dei growth hacker più famosi d’Italia, e applicandolo nel mio piccolo, mi sono sentito in dovere di contribuire alla diffusione di informazioni sintetiche ma affidabili.

Se vorrai approfondire questa tematica, ti invito a lasciare un commento all’articolo, condividerlo con qualcuno a cui potrebbe essere utile e, infine, contattarmi se desideri approfondire queste tematiche.

A presto,

Davide