Ci ho provato. Più volte.
A scrivere post in cui sembravo quello che sa tutto.
Che dà consigli. Che insegna. Che “spiega come si fa”.
Credevo fosse il modo giusto di comportarsi online.
O almeno, è quello che ho studiato e che ho visto fare più spesso.
Ma ogni volta che mi comportavo così, qualcosa mi bloccava.
Mi sentivo fuori posto.
Come se stessi recitando un ruolo che non mi apparteneva.
Era la solita sindrome dell’impostore?
Forse.
Ma col tempo ho capito che il problema era un altro:
stavo cercando di comunicare come un esperto, quando in realtà volevo — e voglio — solo condividere il mio percorso.
Non come qualcuno che studia e ripete a pappagallo.
Ma come qualcuno impegnato in prima persona, che vuole evitare ad altri gli stessi errori.
Quel disagio mi ha spinto a cercare altrove.
E come spesso mi capita, ho guardato oltreoceano.
È lì che ho scoperto un’alternativa:
si chiama Build in Public.
Così mi ci sono tuffato.
E quando ho iniziato ad applicarlo — con naturalezza, senza strategie complesse — ho visto un cambiamento netto.
Più conversazioni.
Più chiarezza.
Più autenticità.
E sì, anche più risultati.
Build in… che?
Negli ultimi anni si è iniziato a parlare sempre più spesso di Build in Public.
Ma non è solo una moda.
È un approccio diverso al modo in cui costruisci (e comunichi) il tuo business.
Significa condividere in modo trasparente cosa stai creando, mentre lo stai creando.
Non quando è finito, perfetto o pronto da vendere.
Ma durante.
Con tutto quello che comporta: prove, errori, revisioni, piccoli successi, decisioni da prendere.
È quasi il contrario della comunicazione classica che ci è stata insegnata: quella in cui dobbiamo apparire esperti, impeccabili, sempre un passo avanti.
Quella in cui ogni contenuto deve essere curato, definitivo, “giusto”.
Il Build in Public scardina tutto questo.
Non si tratta di fare storytelling strategico.
Si tratta di documentare il tuo percorso imprenditoriale mentre accade.
Non serve essere esperti o arrivati.
Serve solo essere onesti. E generosi.
Mostrare le decisioni, gli esperimenti, le domande, i momenti in cui non hai tutte le risposte.
Perché farlo?
Perché nel mondo iper-costruito dei social, l’autenticità è la cosa più rara (e anche quella che crea più connessione).
E non è una pratica utile solo per chi crea prodotti digitali.
Può fare la differenza anche se vendi servizi, offri consulenza, o stai facendo crescere un progetto personale.
Perché le persone non si connettono solo con quello che vendi.
Si connettono con come lo costruisci.
Build in Public non è un contenuto.
Non è un hashtag.
È una pratica.
Una mentalità.
Un modo di creare impatto, fiducia e relazioni attraverso il percorso, non solo il risultato.
Fa al caso tuo?
Non è una strategia per tutti.
Dipende dalla tua indole.
Ma se ti riconosci in uno di questi profili, il Build in Public potrebbe diventare la tua nuova filosofia di approccio al business:
- Se sei un consulente o un professionista che vuole attrarre clienti non con promesse, ma con esempi concreti di ciò che sta facendo.
- Se sei un imprenditore che vuole aumentare la propria influenza con la voce del proprio percorso.
- Se sei un creator e vuoi coinvolgere le persone nel dietro le quinte di ciò che fai, non solo nei contenuti finiti.
- Se vendi servizi o prodotti e vuoi usare il confronto diretto per migliorare in corsa, ascoltando chi ti segue.
- Se sei un piccolo imprenditore e vuoi far crescere una community che alimenti la tua attività nel tempo.
- Se stai avviando un progetto e non hai ancora tutte le risposte, ma vuoi costruire fiducia strada facendo.
- Se sei un aspirante imprenditore che vuole crescere un’audience mentre cerca direzione.
O anche solo se ti senti bloccato nel creare contenuti “perfetti” e vuoi iniziare a comunicare in modo più leggero, autentico, continuo.
Il Build in Public abbraccia il miglioramento continuo.
Ma soprattutto, ti aiuta a smettere di aspettare il momento perfetto per condividere.
Ti spinge a coinvolgere le persone nel tuo processo anche quando è ancora in corso.
Anzi — soprattutto quando è ancora in corso.
Ma funziona davvero?
Se applichi con costanza il Build in Public, puoi ottenere risultati reali.
Non solo visibilità, ma anche connessioni, opportunità e crescita concreta.
Ecco cosa puoi aspettarti da questo approccio:
- Aumenti la tua credibilità non perché dici di saper fare qualcosa, ma perché mostri come ci arrivi.
- Generi fiducia, perché chi ti segue ha accesso anche a ciò che non funziona.
- Attiri le persone giuste perché ti comporti in modo autentico, senza forzature.
- Ottieni feedback prima di sprecare mesi in qualcosa che forse non serve.
- Costruisci una community che cresce con te, non solo attorno a ciò che vendi.
- Sblocchi opportunità inattese di collaborazione, visibilità o business — che non puoi pianificare a tavolino.
E non sono solo teorie.
Ecco alcuni risultati che ho ottenuto io, semplicemente raccontando quello che stavo facendo:
🎓 Tesi di laurea → partenza da solopreneur
Per la mia tesi ho intervistato imprenditori su come applicare il growth hacking in Italia.
Prima ancora di laurearmi (a fine 2019), avevo ricevuto 5 offerte di collaborazione.
Ho scelto quella più allineata ai miei valori, aperto la partita IVA, e iniziato a fare consulenza online.
🧰 Tool no-code → docenza
Nel 2022, su Instagram, ho condiviso la mia sperimentazione con strumenti no-code.
Risultato? Mi hanno chiesto di insegnare il mio approccio in un programma di accelerazione.
🚀 30 giorni di sviluppo → offerta di acquisizione
A fine 2023 ho documentato su LinkedIn lo sviluppo di un prodotto digitale per 30 giorni.
Il progetto è andato virale, ha coinvolto 90 persone nello sviluppo, e mi è arrivata una proposta di collaborazione e acquisizione (che ho rifiutato per scelta strategica).
🤖 90 giorni di AI → visibilità offline
A metà 2024 ho iniziato una sfida di 90 giorni sull’AI, condividendo tool e progressi su LinkedIn.
Da lì, sono stato invitato come speaker a un evento sul tema e ho contribuito con un caso studio in un libro collettivo.
Niente strategie complesse.
Solo condivisione del processo. In modo autentico.
Il punto è che quando costruisci in pubblico, non sai chi ti sta osservando.
Ma spesso è qualcuno che sta cercando proprio il tipo di persona che tu stai diventando.
Inizia a costruire in pubblico.
Parti da una regola semplice: “Show, don’t tell.”
Non dire cosa dovrebbero fare gli altri.
Mostra cosa stai facendo tu.
Anche se non è perfetto. Soprattutto se non lo è.
Ecco un modo semplice per iniziare, oggi:
- Scegli un progetto reale su cui stai lavorando.
- Individua un dettaglio interessante del processo (una decisione, un dubbio, un errore, un test).
- Raccontalo in 5 righe, senza bisogno di trarre conclusioni.
- Condividilo in modo diretto, come se lo raccontassi a un amico.
- Se ha senso, aggiungi screenshot o elementi visivi (ma niente copertine Canva, altrimenti siamo punto e a capo con i contenuti perfetti).
- Chiudi con una domanda, non con una lezione.
Svela chi sei davvero.
Il Build in Public non è un format da applicare.
È un cambio di prospettiva:
il contenuto non è più il risultato finale. È il processo stesso.
Non devi insegnare nulla.
Devi solo far vedere che ci sei dentro.
Che ci stai lavorando davvero.
Non serve costruire autorevolezza.
Serve costruire fiducia.
E quella nasce dal coraggio di mostrarsi mentre si cresce.
Costruire in pubblico non è mettersi in mostra. È togliersi la maschera.
Non devi aspettare di avere tutto chiaro per iniziare.
Puoi iniziare per fare chiarezza.
Non devi sembrare esperto per essere credibile.
Puoi semplicemente essere onesto.
E poi migliorare.
E poi crescere.
E poi condividerlo.
Un passo alla volta. Ma con chiarezza.